JUSTICE LEAGUE SNYDER CUT - UN FILM PER TE, SOLTANTO PER TE



Justice League Snyder Cut, Justice League: Director’s Cut, magari semplicemente Snyder Cut o in qualunque altro modo lo si voglia chiamare, non è più un sogno ma una solida realtà. Bene. Quasi quattro anni di paturnie dopo, tutti gli sforzi dei fanZ hanno dato i loro frutti. Benissimo.

Finalmente, Justice League Snyder Cut, l’idea originale e primigenia di un film dedicato alla Justice League così come concepita da Zack Snyder, grazie al movimento #ReleaseTheSnyderCut ha visto la luce degli schermi.

Tuttavia resta la domanda: di preciso, in come e in cosa la Snyder Cut è meglio della versione precedente?

Justice League Snyder Cut eroe del popolo!


Rispetto alla versione “standard”, uscita nei cinema di tutto il mondo nel 2017, questa è, a detta di tantissimi, molto-tanto-più-assai-meglio che non c’hai proprio idea, guarda. Vuoi mettere? Snyder Cut dura ben quattro ore. Mica fischi, eh.

Per non parlare del nuovo aspect ratio, poi. Un formato 4:3, che ti fa due bande nere larghe così ai lati dello schermo. Roba da cultore estremo di cinema d'essai che il professor Guidobaldo Riccardelli non è nessuno. Eh, però questo è, dicono, il modo in cui Zack Snyder ha sempre immaginato il film.

Sì, d’accordo. Però, resta il fatto che se casa tua ha gravi problemi alle fondamenta, rifare lo stucco al soffitto come dovrebbe migliorare la situazione? Fatto ancora più grave, se la casa te la sei andata pure a costruire sulla spiaggia.


Capiamoci: Kevin Tsujihara, all’epoca presidente della Warner Bros, verso la fine del 2014 se ne uscì con 'sta cosa di Suicide Squad come uno dei dieci - attenzione, dice ben dieci - film del DC Cinematic Universe che sarebbero usciti da lì al 2020.

Dieci film di simile portata, in poco più di cinque anni, con tutta la buona volontà di questo mondo, sono pressoché impossibili da realizzare; allora perché uscirsene con 'na sparata del genere?

Semplice: in circa sei anni, dal 2012 al 2018, di cinecomics ne sono usciti a fottiliardi. Il punto è che, tra i tanti, Avengers, Avengers: Age of Ultron e Captain America: Civil War hanno guadagnato, ciascuno, la bellezza di un miliardo e mezzo di petroldollari.

Quasi tutti gli altri film Disney/Marvel usciti nel frattempo hanno fatto risultati simili: con guadagni che oscillano tra i settecento e i novecento milioni. Black Panther, per dire, incassò un miliardo e mezzo, mentre Infinity War rasentò l’assurdo sfondando il tetto dei due miliardi d’incasso.


In questo senso, il discorso non è che i film Disney/Marvel siano migliori. Semmai queste cifre dovrebbero far capire perché, in ottica aziendale, una società s'affanni tanto a correre dietro l’altra. Perciò, sempre in questo senso, niente di strano e niente di male.

Allora ci provano e tirano fuori Batman v Superman: Dawn of Justice. La risposta di Warner/DC a Captain America: Civil War; nonché il tentativo di tirar su in fretta e furia un proprio universo cinematografico condiviso. La mossa è pure comprensibile, insomma.

Se non fosse che prima di vedere Iron Man e Capitan America prendersi a schiaffi c'hanno fatto non uno, non due, ma ben dodici film che hanno portato a quel punto. Tutti necessari? Assolutamente no. Intanto, così un minimo di criterio arriva a spuntare da quel mare di cgi.

Al contrario, Batman v Superman è un film che non funziona e non funzionerà mai, perché… Perché è più forte Hulk o la Cosa? Thanos o Darkseid? Hercules o Thor? Sì, queste so' domande interessanti... se c'hai dodici anni, al massimo.


Giusto per quelli a cui fosse sfuggita 'sta cosa, Batman e Superman che arrivano alle mani è solo una piccola parentesi ne Il ritorno del Cavaliere Oscuro di Frank Miller. Lo scontro tra i due non è la chiave di volta della storia, ma una semplice subordinata.

Alla Warner, invece, hanno pensato bene di prendere 'sto pezzo e decontestualizzarlo. Spogliarlo di ogni significato implicito, messaggio e carica riflessiva per stretcharlo all'inverosimile, fino a farci uscire un film di tre ore. 

Tre lunghissime e palesemente vuote ore a misura PG-13, il cui unico presupposto è: chi è più forte, Batman o Superman? Tre ore di Tizio che cerca di uccidere Caio per un motivo appena sufficientemente plausibile, che si risolve a tarallucci e vino.

Sì, dai, perché alla fine le mamme di tutti e due si chiamano Martha, allora volemose bene. Ah, cioè e ti sorprendi pure che il film è andato male. Ma non mi dire…

Annunci frettolosi e meno credibili di una moneta da tre euro, nessuna linea di condotta e centinaia di milioni spesi per film, basati sull’unico presupposto di lucrare in un settore apparentemente fertile, sono le basi da cui i produttori pensavano di tirar su il proprio universo cinematografico.


Sono passati anni e pensi, magari, che abbiano imparato dai propri errori. Justice League Snyder Cut dovrebbe esserne la prova. Il film che Zack Snyder avrebbe sempre voluto realizzare, ma che i poteri forti glielo hanno impedito. Justice League Snyder Cut: il Santo Graal di ogni fanZ.

Teoricamente l’idea che a un artista sia data la possibilità di dar vita alla propria visione senza ingerenze è una bella cosa. Piuttosto, il modo in cui si è arrivati a questo punto è la parte preoccupante. Perché attorno allo Snyder Cut si è generato un vero e proprio Snyder Cult.

Justice League Snyder Cut è il film voluto dai fanZ per i fanZ; e chi se ne frega se le basi da cui si stava partendo erano più fragili di un foglio di carta bagnato. Chi se ne frega se esisteva, esclusivamente, nella testa di Zack Snyder. 

Roba confusa e sconnessa sotto forma di spezzoni e sequenze incomplete, girate quando ha dovuto lasciare la produzione. Lui diceva che (forse) esisteva ed era tutto (forse) sul suo laptop e tanto bastava.


Perché i fanZ, quelli a cui qualunque cosa dici sarai sempre nel torto, sono ancora convinti che questi film siano fatti per loro. Ché i fanZ sono speciali, perciò le major spendono centinaia di milioni: lo fanno solo per loro, per farli contenti.

Sfortunatamente viviamo in un’epoca in cui esistono persone assolutamente convinte di questo e del fatto che basti una petizione per spingere produttori e investitori a sganciare decine di milioni, solo per girare ex novo il finale della serie che non gli è piaciuto.

Per chi non lo sapesse, Warner Bros è un conglomerato aziendale, divisione che fa capo a una società madre. In questo caso, si tratta della At&t. Attualmente, in termini d’entrate, la più grande società di media e intrattenimento del mondo. 

Quindi, per il sacrosanto principio del rasoio di Occam, cos’è più probabile?

È più probabile che un manipolo di fanZ abbia convinto una società a un ulteriore esborso di decine di milioni per Justice League Snyder Cut, oppure che la At&t necessitasse di contenuti ad alta visibilità e introito sicuro per il lancio della sua piattaforma streaming HBO Max e abbia preso la palla al balzo?


Morale della favola, Zack Snyder si è trovato altri settanta milioni di petroldollari in una mano e totale carta bianca nell’altra. Gli hanno semplicemente detto va’ e fai quel gran ca… volo che ti pare. Risultato?

La trama di Justice League Snyder Cut è, ovviamente, la stessa della versione 2017. Morto Superman nel film precedente, Bruce Wayne cerca di tirar su la sua squadra di metaumani per fermare l’invasione extradimensionale guidata da Steppenwolf.

Peccato che l’unica a dargli corda è Wonder Woman. Aquaman, Flash e Cyborg in un modo o nell’altro gli dicono grazie, ma no. La grande differenza rispetto alla versione uscita al cinema è che in Justice League Snyder Cut viene fuori che Steppenwolf è un semplice galoppino.

Le scatole madri che cerca, cioè i tre vattelapesca con il mistico potere di far avanzare la trama a convenienza, sono in realtà per il suo padrone, Darkseid. Non un granché come risvolto, soprattutto considerando oltre mezz’ora di “nuove scene”.


Scene in cui i personaggi continuano a spiegarsi la trama a vicenda e, spiegando spiegando, spiegano che non sono in grado di affrontare la situazione da soli. Pertanto devono resuscitare Superman. Appena arriva lui i buoni si uniscono e tutti insieme fermano i cattivi.

Dunque le cose funzionano così: lo sceneggiatore scrive la storia e il regista poi decide come raccontarla. I film Disney/Marvel non sono migliori… ma sono "migliori" perché, semplicemente, sono tutti uguali. Non solo nella struttura ma anche nei toni e nelle caratterizzazioni.

In altre parole, significa che chiunque si trovi a mettere mano a quei film deve mantenersi su quei binari. Così, grazie a personaggi intercambiabili, lo spettatore non percepisce, o quasi, differenze. In questo modo ci puoi mettere pure ventordici personaggi tutti assieme in un film.

In questo senso, sì, Justice League Snyder Cut è un prodotto migliore rispetto a quello visto (e pagato) al cinema tre anni e qualcosa fa. “Zack Snyder autore totale” significa che approccio, tono e ritmo sono frutto di una sola visione artistica e seguono, finalmente, una direzione ben precisa.


Per estensione, vuol dire che in questa nuova versione della storia molte cose trovano un senso. Tipo, le motivazioni di Steppenwolf ora sono più coerenti. Oppure Cyborg, no? I cui momenti-dramma erano per lo più una buffa scusa per inquadrare il retro di Gal Gadot che qui trova il giusto spazio. 

Probabilmente, Cyborg è la cosa migliore di Justice League Snyder Cut. Il suo arco narrativo lo pone in un ruolo molto più integrale, sia come personaggio sia come componente della trama. L’evoluzione da adolescente arrabbiato a individuo realizzato è quasi il tema del film, in un certo senso.

Tuttavia, “Zack Snyder autore totale” libero e felice come una farfalla, significa anche nessun controllo. E non è mica detto che un autore, in quanto tale, sia sempre e inequivocabilmente nel giusto, che la sua visione artistica sia incontrovertibilmente corretta.


Tanto per dire, a un certo punto Frank Capra si mise in proprio fondando la Liberty Films, così da evitare le ingerenze dei produttori. Ha prodotto giusto La vita è meravigliosa, con cui è andato in bancarotta.

Poi c’è stato Renny Harlin che mandò malamente a picco la Carolco Pictures con il suo Corsari. Per non parlare di Michael Cimino, a cui, grazie al credito avuto con Il cacciatore, venne data carta bianca per I cancelli del cielo. Cancelli contro cui si schiantò la United Artists, fallendo miseramente.

Questo per dire che in un mondo in cui la norma è ormai sciropparsi serie tv intere di dieci, dodici ore di contenuti a botta, quel running time di quattro ore non è, intrinsecamente, un problema. Semmai il punto non è tanto il come, quanto il perché.

Zack Snyder ha usato quelle quattro ore per buttarci dentro di tutto. E con tutto, intendo proprio tutto: sia quello che funziona, sia quello - che già all’epoca s'era capito - non funziona. Dallo sconvolgente montaggio analogico fino all’occhio della madre, passando per l’intramontabile carrozzella.


Tutto. C’è tutto. Ma la cosa peggiore è che questo tutto alla fine non è niente. Resta solo la banalizzazione, la deformazione delle emozioni che motivano i personaggi. La storia non ha pathos e i personaggi non hanno ethos. 

La visione di Zack Snyder dei supereroi è arcaica, per non dire preistorica. Tutto si riduce a una semplicistica questione di buoni che sono buoni e cattivi perché sono cattivi. Punto. Una visione della narrativa supereroica rimasta a sessant'anni fa. Minimo.

Pure per questo il minutaggio di Justice League Snyder Cut è eccessivo. Pesante. Fosse stato un film brillante, leggero, allora tanto di guadagnato; ma quei tanto gravi, sono veramente troppo per una storia tanto semplice. Reso ancor più pesante da un continuo abuso di effetti slo-mo.

Eh, ma quello è lo stile di Zack Snyder, dirai. La sua impronta distintiva, dirai. Si tratta di prendere o lasciare, se non ti piace è un problema tuo. Sicuramente, però il fatto è che ci vuole veramente poco a passare da effetto rallenty a effetto dupallenty.


Proprio perché, a quanto pare, questo è l’unico modo che ha Snyder di concepire l’eroismo. La storia non ha risvolti e la trama non ha codifiche alternative. Non crea dinamiche, sviluppi, articolazioni, relazioni. Tutto si riduce a un continuo spararsi pose eroiche al rallentatore.

In giro ho letto cose tipo “Justice League Snyder Cut è un capolavoro”, “Zack Snyder genio visionario” e bla bla. In toni, che vanno su una (preoccupante) scala da entusiasmo a fanatismo.

Tuttavia, i motivi di tanto fervore si limitano generalmente al fatto che “le cose hanno un senso”. Complimenti, insomma, che godono di una certa proprietà transitiva, applicabili, volendo, pure a una qualunque puntata di Geo & Geo.

Perciò uno non può fare a meno di chiedersi: sul serio? Justice League Snyder Cut è “un capolavoro del cinema contemporaneo” perché un canovaccio, stretchato fino all’incredibile “finalmente è coerente”?

Justice League Snyder Cut non è costato novanta, cento, ma fai pure centocinquanta milioni, va. Di milioni, in toto, senza contare le spese di promozione per questo film ne hanno spesi quattrocento. Quattrocento milioni per cosa? Per avere un film che rispetta giusto le basi della narrativa?

A ognuno il suo e ci mancherebbe, ma… sul serio, è questo che hai aspettato anni? Una versione leggermente migliore di un film disastroso, specie di mostro di Frankenstein il cui più grande risultato è stato deformare la bocca di un tizio con una cgi orrenda?

Quattrocento milioni e quattro ore dopo e ti sta bene questo? Davvero?
Ah, allora s’è così, va be’. Tutto a posto.


Ebbene, detto questo credo sia tutto.


Stay Tuned, ma soprattutto Stay Retro.

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