Tesoro, mi si sono ristretti i ragazzi - Trent'anni dopo



Madonna, quanto stavano presi tutti malissimo da Tesoro, mi si sono ristretti i ragazzi (Honey, I Shrunk the Kids). Un successo di proporzioni scandalose, tanto che all'epoca il pubblico n'altro po' pure coi piedi l'applaudiva. 

Giusto per capirci, parliamo di un progetto fondamentalmente semplice; 'na robetta che su neanche venti milioni di produzione, a casa se ne portò oltre duecentoventi. Risultando de facto la sci-fi comedy più remunerativa di allora e sorpassata solo da Men in Black quasi 'na decina d'anni dopo.

Ora, Tesoro, mi si sono ristretti i ragazzi è un film particolare. Soprattutto dal punto di vista di un giovine italiano del tempo, a causa del fatto che rientra, al pari di tanti altri titoli similari, in quell’arco temporale in cui gli Stati Uniti erano praticamente l’eponimo dei sogni.

C’è stato un tempo in cui il te bambino di trenta e passa anni fa, guardava meravigliato tutte quelle cose assurdamente fantastiche e fantasticamente assurde che sembravano uscire da un altro mondo, irraggiungibile e alieno, no? Ecco.

Sai, no, c’erano le villette a schiera, quelle col giardino e la casa sull’albero, quando noi abitavamo in condomini di ventordici appartamenti per piano. C’erano i ragazzini coi vestiti casual, i jeans strappati e il cappellino girato che faceva tendenza.

Invece, qua, se uno non andava in giro sfoggiando uno splendido taglio a scodella o una fila di lato che faceva da un orecchio all'altro, giusto dettaglio per completare il tuo costume da giovane cosplayer di Silvio Pellico, il coccolone che se facevano venire le mamme. Eh...

C’è stato un tempo in cui al cinema, i ragazzini americani vivevano grandi avventure: Elliot con E.T., Mikey Walsh con la sua banda di “poveri” Goonies, David che diventava Navigator e tanti, tanti altri. Perciò, facile capire perché un film come Tesoro, mi si sono ristretti i ragazzi colpisca duro nella nostalgia. 

Anche se, effettivamente, ci sarebbe da chiedersi com’è vederlo dopo tutto questo tempo. Si mantiene e batte ancora banco oppure a riguardarlo è solo una porcheria camuffata dai bei ricordi?

Il film inizia con Wayne Szalinski (Rick Moranis), il “classico” inventore americano. Il tipo che, come il cinema ci ha insegnato, praticamente in casa riesce a costruire pure i razzi spaziali. Basta giusto la roba presa dal ferramenta in fondo alla strada.

Comunque sia, Wayne sta a lavorare da anni su questo marchingegno che a detta sua, rivoluzionerà il mondo: un raggio in grado di rimpicciolire le cose.

Bello, sì. Peccato faccia esplodere qualunque cosa su cui venga puntato, invece di rimpicciolirla. Un’arma potenzialmente mortale è, di norma, la cosa migliore da tenere in casa quando c’hai figli.

A proposito dei figli. C’è il minore, Nick (applausi al direttore del casting per aver trovato la copia in miniatura di Rick Moranis), fastidiosissimo stereotipo del piccolo nerd anni ottanta. Con quel camice da laboratorio con cui va sempre in giro sta sulle balle in modo clamoroso.

E poi c’è  Amy, la maggiore, che mette il fiocco al quadro siccome è lo stampino dell’adolescente americana anni ottanta ammirabile in ogni film del periodo. Però ha un punto a suo favore per il nome: di solito questo “modello” si chiama Jennifer.

In tutto questo c’è pure la signora Diane Szalinski, agente immobiliare assente nelle sequenze iniziali perché impegnata a vendere case. Tra l’altro Diane s’è pure rotta il caz… un tantino stufa del caos seminato per casa dal marito con le sue invenzioni.

A tutto questo ci aggiungiamo i Thompson, vicini di casa dei Szalinski che, come e più di Diane, ne hanno fin sopra i capelli di Wayne e delle sue invenzioni.

Naturalmente anche i Thompson hanno due figli: ovvero Russ e Ron. Tra parentesi Ron, il fratello minore, in realtà è un orribile tentativo fallito di creare un clone in laboratorio di Gerard Depardieu.

La prima mezz’ora buona di film se ne va con l’introdurre i personaggi e preparare lo startup dell’intreccio. In sostanza, nulla di eclatante.

Poi succede che il piccolo Depardieu, con l’abilità che solo chi ha due mani sinistre può capire, prende e schiaffa una pallina da baseball dritta nella finestra dei Szalinski. Becca di prepotenza il raggio rimpicciolente (della morte) che, udite udite, grazie alla botta si mette a funzionare come avrebbe dovuto fare.

A questo punto il film decolla. Russ, invaghito di Amy, prende il mostro che di solito tengono chiuso in soffitta per andare a scusarsi e magari, attaccare pure bottone. Ma insieme a Nick e la sorella, vengono tutti beccati dal raggio e rimpiccioliti.

La situazione si complica ulteriormente quando Wayne, di ritorno dalla conferenza di scienziologi, preso malissimo dalla figura di mer… figuraccia fatta davanti a tutti i professoroni che si sono messi a deriderlo, distrugge la macchina.

Nel raccogliere i pezzi, per sbaglio spazza e butta nella spazzatura pure i ragazzi, che adesso si trovano ai margini del giardino di casa. È diventato, dal loro punto di vista, la giungla del Borneo.

Quindi, a 'sto punto... com'è Tesoro, mi si sono ristretti i ragazzi più di trent’anni dopo?

Fondamentalmente, Tesoro, mi si sono ristretti i ragazzi è un po’ la summa massima di tutta una concomitanza di fattori, venutasi a creare più o meno casualmente una decina d’anni prima della sua uscita.

In pratica, anche se la Disney non è mai stata del tutto estranea a temi come la fantascienza, non è che ci abbia mai creduto fino in fondo. Anzi, ha sempre preso con le pinze tutto ciò che non fosse adatto al pubblico infantile.

Nel 1979, sulla scia del successo di Star Wars, produsse The Black Hole. Ora, tralasciando cazzi e mazzi vari, Black Hole si beccò alcune critiche, diventando il primo film Disney a ricevere un divieto ai “minori di sei anni”.

Oggi, sì, pare 'na barzelletta; ma 'na quarantina d’anni fa quelli ai piani alti della Disney non la presero tanto a ridere. 

Probabilmente la decisione finale venne presa a causa di due avvenimenti: il successo di Tron e le pesanti critiche avute con Qualcosa di sinistro sta per accadere. Unico e mai più tentato esperimento di Disney di produrre un film horror.

Ed ecco che arriviamo al punto: a seguito di tutto ciò, tra il 1984 e il 1985 viene fondata la Touchstone Pictures, un... diciamo "ramo cadetto" che si occuperà dei soggetti non adatti e non destinati al consueto pubblico Disney.

Se tutto ciò non fosse mai accaduto, se il ramo Touchstone non fosse mai nato, la Disney non si sarebbe mai presa la briga di lanciarsi in progetti simili. Già, perché l’anno prima che uscisse Tesoro, mi si sono ristretti i ragazzi un grande film rischiò di non essere mai rilasciato: cioè, Chi ha incastrato Roger Rabbit

Il quale, a seguito del successo, fece addirittura riprendere alla Disney la “politica” d’inserire un corto animato prima dell’inizio del film. Oggi è presente nell’edizione dvd, ma all’epoca, solo chi andò a vedere al cinema Tesoro, mi si sono ristretti i ragazzi poté vedere il corto Una Grossa Indigestione con protagonista proprio Roger.

Altro fattore da non trascurare è che, molto probabilmente, si prese in considerazione l’idea di coinvolgere anche registi non propriamente del settore. Difatti, il soggetto del film è stato scritto da Brian Yuzna e Stuart Gordon (quest’ultimo si sarebbe dovuto occupare anche della regia ma per problemi di salute dovette lasciare), due tipi famosi per il body-horror che stanno al cinema per ragazzi come le infradito stanno a uno smoking.

A ogni modo, la loro influenza a un certo punto si nota. Anche se abbastanza leggero nei toni, ciò non toglie che in Tesoro, mi si sono ristretti i ragazzi parecchie sequenze siano, non spaventose ma quasi. Non c’è violenza esplicita, sangue e robe simili ma, comunque… robe “intense”, sì.

Chi l'avrebbe mai detto: 'sto film merita. Merita e pure tanto dopo tutti questi anni. Sì, alcuni difetti ci sono, come personaggi non particolarmente interessanti e stereotipati. Anche l’intero corpus basato sul semplice segmento dialogo-azione-dialogo-azione dopo un po’ risulta alquanto stancante.

Però, nonostante questo, Tesoro, mi si sono ristretti i ragazzi è un film incredibilmente suggestivo, pieno di soluzioni incredibilmente creative e sicuramente emozionante per i più piccoli. Sebbene in giro ci siano già un paio di generazioni cresciute abituate alla cgi, difficile non apprezzino la bellezza e la “solidità” degli fx prostetici, ancora sorprendentemente buoni.

Del resto, questo è un film adatto anche a un pubblico più maturo, in grado di seguire una storia divertente e appassionante. Risalente a un tempo cioè, in cui intrattenimento non faceva ancora rima con stupidità.

E poi, oh, c’è pure Rick Moranis. Cosa vuoi di più da un film?


Ebbene, detto questo credo che sia tutto.

Stay Tuned, ma soprattutto Stay Retro.

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