Una poltrona per due - 10 cose che non sapevi, compreso il finale



Una poltrona per due: si scrive così, ma si legge il Natale. Da noi, almeno. Perché Trading Places, titolo originale del film di John Landis, in patria è uscito in estate. Nel giugno del 1983, a voler essere precisi. In Italia, dal 1997, viene puntualmente mandato ogni sera della vigilia. Sono quasi venticinque anni. 

Impossibile ci sia qualcuno che non abbia mai visto Una poltrona per due, che non sappia la storia – forse leggenda, a questo punto? – di Louis Winthorpe e Billy Ray Valentine. Quale momento migliore, dunque, per andare a buttare l’occhio a 'na decina di cose che magari non sapevi sul film?

Una poltrona per due – Il ruggito del Natale


Allora, il concetto alla base del film è lo scambio di ruoli/persona. Il ricco Louis Winthorpe III (Dan Aykroyd) diventa povero e il povero, Billy Ray Valentine (Eddie Murphy) diventa ricco. Con gli inevitabili annessi e connessi.

Ovviamente, il tema dello scambio di ruoli non è roba di ieri o ieri l’altro, ma viene da Il principe e il povero, un romanzo di Mark Twain scritto nel 1881. La struttura è quella, però lo scrittore e sceneggiatore Timothy Harris non andò a pescare l’idea di Trading Places da Twain. 

L’ispirazione viene dai trascorsi personali dello stesso Harris. In primo luogo dal posto in cui è cresciuto, una zona degradata di Fairfax Avenue a Los Angeles. Posto che ha descritto in seguito come squallido e pieno di criminalità, dove tutti si erano trovati almeno una volta con un’arma puntata in faccia.

Il perno su cui ruota l’intera storia, invece, viene dal fatto che da adulto Harris giocava spesso a tennis contro due fratelli. A quanto pare ricchi nel senso stretto del termine, con le manine più tirate di un tirannosauro rachitico. Inoltre, i due erano competitivissimi da far schifo e scommettevano tra loro su ogni cosa.

Harris ha concluso che, semplicemente, erano persone orribili. Tuttavia, proprio questa cosa gli ha dato l’idea di due fratelli che scommettono sulla natura dell’uomo. Bello, eh? Comunque, mai fatto caso che di film come Una poltrona per due ce ne sono pochi se non pochissimi? 

In un’intervista del 2013 Timothy Harris e il co-sceneggiatore del film Herschel Weingrod parlavano proprio della riluttanza di Hollywood a realizzare film di questo tipo. Cioè, film che usano la commedia per satireggiare sull’avidità e le convenzioni sociali in genere. Ecco cosa diceva Harris:

“Trading Places è una sorta di ritorno al passato che deve più ai film degli anni ’40 e ’50 che a qualsiasi cosa stava succedendo (a Hollywood) in quel momento. Per esempio, Chi più spende… più guadagna! (1985) era una commedia sociale sul denaro, l’avidità e ciò che fa alle persone”.

“Dopo non ci sono stati più film così. Le commedie erano specificamente dirette a un gruppo preciso di bambini, per nulla interessati a guardare quella roba in particolare. Nemmeno a Hollywood lo sono più di tanto. Quelli che contano lì sono persone davvero, davvero ricche e squallide. Non ci tengono a farsi prendere in giro”.

Fin dall’inizio i ruoli di Whintorpe e Valantine vennero scritti per essere interpretati da Gene Wilder e Richard Pryor. Dopotutto, Nessuno ci può fermare (Stir Crazy) e Wagons-lits con omicidi (Silver Streak) erano stati grandissimi successi.

Problema: erano entrambi professionisti di alto profilo. Sullo schermo davano il massimo e andavano alla grande, ma non erano per niente amici. Fuori dal set il rapporto fra i due era ai limiti dello schifio.

Soprattutto perché Pryor aveva problemi di droga. Lo stesso Wilder, per quanto lo stimasse come professionista, più volte ha ribadito che non era per nulla piacevole averlo intorno. Specie nei momenti in cui Pryor si presentava imbottito di quello che sembra talco ma non è.

A seguito di giorni passati a tirare peggio di un aspirapolvere, de botto Pryor fece praticamente il bagno nel rum e si dette fuoco. Si salvò perché la polizia era riuscita a bloccarlo mentre correva per strada nudo e in fiamme, fuori dalla sua villa di Los Angeles.

Questo è il motivo per cui venne fanculizzato dalla produzione di Una poltrona per due. Siccome si era già deciso, molto elegantemente d’altronde, che il povero doveva essere uno di colore, venne scritturato Eddie Murphy, che all’epoca stava andando alla grandissima.

Murphy fece una certa cagnara per silurare pure Gene Wilder. Non che ce l’avesse con Wilder, eh. Semplicemente non aveva nessunissima intenzione di farsi etichettare come clone di Pryor. Fuori Wilder e dentro Aykroyd, e chi s’è visto s’è visto.

Una delle tante cose che rientrano in quella che generalmente viene definita magia del cinema è la capacità di influenzare in vari modi la vita reale: termini, modi di dire, espressioni, concetti e via dicendo. Tanto forti da travalicare la fantasia per entrare nell’uso e consumo del linguaggio comune.

In un certo senso la capacità di colmare, in un modo o nell’altro, la differenza dicotomica fra reale e irreale. Tutto questo pippone per dire cosa? Che nel 2010 è stata aggiunta una voce al “Wall Street transparency and accountability act” sulla regolamentazione del mercato azionario/finanziario.

In pratica, viene fatto divieto a chiunque di utilizzare informazioni riservate per accaparrarsi quote di mercato favorevoli. Cioè, quello che tentano di fare i fratelli Duke nel film con il mercato delle arance. Siccome l’editto prende ispirazione proprio da Una poltrona per due, ufficialmente è conosciuto come Legge Eddie Murphy.

Altra cosa: in linea di massima, non è una questione di buone idee se il film è ancora tanto solido, se regge tanto bene quasi quarant’anni dopo. Semmai, il punto non è cosa fai, ma come lo fai. In questo senso, prendi la fine analogia fra la scommessa dei Duke e il Libro di Giobbe.

I fratelli Duke si giocano il destino di Whintorpe e Valentine proprio come, nella Bibbia, Dio e Satana scommettono sulla fede e le motivazioni che spingono Giobbe a credere. Oppure, prendi la giusta vendetta che alla fine si prendono i protagonisti.

Quello che fanno Whintorpe e Valentine mandando all’aceto Randolph e Mortimer Duke alla fine è più o meno la stessa cosa che fa Edmond Dantes a Danglars ne Il Conte di Montecristo. Queste sono finezze, insomma.

Per dire, il tema centrale della storia di Una poltrona per due viene ripetuto e sottolineato in continuazione. Però non alla Zack Snyder, con i personaggi del film che si fermano ogni cinque minuti per spiegarsi in continuazione l’un l’altro quattro cazzate.

Per esempio, prendi la sequenza del banco dei pegni. Quando Whintorpe, con la fame agli occhi, si trova costretto a vendersi l’orologio, il famoso Rochefoucauld che segna contemporaneamente sei fusi diversi. Ovviamente non esiste nessuna marca di orologi chiamata Rochefoucauld.

Il nome è una citazione di Francois de La Rochefoucauld, filosofo celebre per i suoi scritti tipo L’umana Doppiezza o La Fatica di diventare Migliori. Sui concetti del quale è costruito il personaggio di Whintorpe e le motivazioni del conflitto che animano il suo story arc.

Le musiche dei titoli di testa in una Poltrona per due vengono dall’overture de Le Nozze di Figaro. In una delle scene inziali si vede Whintorpe che sta lasciando l’ufficio fischiando l’inizio dell’aria Se vuol Ballare, ok? Il tema di quella parte è la dichiarazione del piano di Figaro.

Praticamente, Figaro scopre tutte le magagne che il conte ha messo in piedi per esercitare il diritto allo ius primae noctis e ingropparsi Susanna, moglie di Figaro, prima che abbiano il tempo di “consumare” il loro matrimonio. Figaro canta di come, invece, lo metterà in saccoccia al conte. Ovvero quello che Whintorpe e Valentine fanno ai Duke alla fine.

Il finale di Una poltrona per due spiegato in termini brutti e poveri

Ora, metti che la storia delle arance sarà pure buttata a uso ridere, sicuramente. Tuttavia, le dinamiche con cui Whintorpe e Valentine mandano all’aceto i fratelli Duke non lo sono per niente e per niente buttate a casaccio. Sotto questo aspetto, Una poltrona per due è insolitamente tecnico e specifico.

A rendere difficile capire il finale di Una poltrona per due sono i meccanismi di ciò che viene effettivamente comprato e venduto: non è il succo d’arancia in sé, ma i cosiddetti future contracts nel mercato del succo d’arancia sono il punto su cui personaggi si accaniscono.

Lo schema “compra a poco, vendi a tanto” è abbastanza semplice, no? Ecco, nel commercio di materie prime, questi futures sono in sostanza degli accordi. Accordi stipulati in partenza tra le parti, per acquistare o vendere una merce a un prezzo fisso stabilito in quel momento.

In altre parole, i futures che vai a comprare o vendere stabiliscono la quota fissa e ti obbligano, poi, a comprare o vendere un bene a quella specifica quota in una certa data in là nel tempo. Indipendentemente dal prezzo di mercato raggiunto da quello specifico bene in quello specifico giorno.

Quindi, nel finale di Una poltrona per due i fratelli Duke, sulla base del finto rapporto che si ritrovano, sono assolutamente certi che quell’anno il raccolto di arance sia stato un disastro. Un cattivo raccolto significa che l’offerta non sarà in grado di soddisfare la domanda.

Perciò, appena partono le trattative di mercato, i Duke intimano al loro broker di comprare futures sul succo d’arancia come se non ci fosse un domani, convinti che il prezzo del succo aumenterà. Considerando questo rischio più che calcolato, se ne sbattono di quanto le quote dei futures stiano salendo.

Qualunque sia la cifra raggiunta in quel momento, quando andranno a comprare/rivendere il succo d’arancia, sempre convinti ci sarà una carestia da pazzi e che il succo di frutta andrà a peso d’oro, per loro il prezzo sarà quello fissato nei futures. In pratica, compra a poco e vendi a tantissimo.

Nel frattempo gli altri broker intuiscono che i Duke devono, per forza, sapere qualcosa e allora si buttano tutti a rotta di culo a comprare futures. Ovviamente, nel momento in cui tutti stanno comprando come pazzi e nessuno vende, il valore dei futures schizza alle stelle.

A un certo punto, Winthorpe, capito che i futures hanno raggiunto il picco e non andranno oltre quel valore, scatena l’equivalente in giacca e cravatta della battaglia del fosso di Helm. All’improvviso, urla: “Sell 200 April at 142”. Cioè: “Venderò succo d’arancia ad aprile a 142 centesimi per libbra”.

Il delirio si scatena perché, mentre tutti si stanno ammazzando a comprare, viene fuori uno che sta vedendo. Questo porta a un’inversione e il valore dei futures comincia a sgonfiarsi. Comunque, tutti sono sempre contenti perché convinti che ad aprile il prezzo del succo sarà molto più alto.

Infine viene comunicato il vero rapporto sul raccolto delle arance, quello in possesso di Whintorpe e Valantine, e si scopre che tutto è andato benissimo: il succo d’arancia non subirà alcun rincaro. Anzi, semmai ad aprile il prezzo sarà più basso del solito.

A questo punto, tutti quelli che si sono obbligati a comprare rischiano di rimanere bloccati con il succo d’arancia per cui hanno pagato un botto e, poiché il succo d’arancia si guasta, devono assolutamente vendere a tutti costi per evitare la perdita completa. La frenesia di vendere fa precipitare il prezzo ancora più velocemente.

Winthorpe e Valentine, quando vedono gente che comincia a tirar fuori corda e sapone, invertono di nuovo la rotta. Stavolta comprano, ma a un prezzo meno che stracciato. Alla fine si ritrovano con una marea di futures ultra vantaggiosi.

In sostanza, ad aprile questi contratti che si sono accaparrati obbligano i due a comprare succo d’arancia a prezzo ridicolo e, nello stesso tempo, obbligano gli altri a comprarlo pagandoglielo come se fosse oro. Praticamente quello che speravano di fare i Duke, che invece si ritrovano nella situazione opposta.

Situazione ancor più grave quando ricevono la “chiamata di margine” alla fine della giornata di trading. Tra l’altro, questo è pure il motivo per cui il maggiordomo Coleman e Ophelia danno a Winthorpe e Valentine tutti i loro soldi. Quando fai trading in futures, devi avere un “margine” disponibile al momento.

Cioè, devi avere una somma che corrisponde a una percentuale del valore dei contratti future e pagarla a quelli con cui stai concludendo l’accordo. A Winthorpe e Valentine frega meno di zero: i futures che hanno sono garantiti come più che redditizi. Nessuno gli negherebbe mai un prestito per il margine.

Al contrario, i Duke, che hanno solo comprato come pazzi, dovrebbero coprire al momento oltre trecento milioni di petroldollari di margine sui contratti. Cifra assolutamente agghiacciante che, naturalmente, non hanno. Per questo, alla fine gli viene confiscato tutto e si ritrovano barboni dalla mattina alla sera.


Ebbene, detto questo anche stavolta è tutto.

Stay Tuned, ma soprattutto Stay Retro.


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