Deadpool & Wolverine - No Way Home


In realtà, proprio a voler essere precisi, il titolo corretto di 'sto film sarebbe: Deadpool & Wolverine - No Way Home The Flash Quantumania Into The Spider-Multiverse of Madness. Un titolo che, d'altro canto, potrebbe tradursi ulteriormente con: continuiamo a spingere su 'sta cazzata del multiverso nel tentativo di salvare il salvabile sperando così di rimandare ancora per un po' l'inevitabile.

Proviamo a capirci in questo modo: il punto della questione sta nel fatto che i supereroi rappresentano, diciamo un'anomalia, nell'ottica della narrazione convenzionale. Sono e fanno parte di un genere in realtà molto più complesso di quel che potrebbe sembrare di primo acchito; come, del resto, evidenziato già da Umberto Eco ne Il mito di Superman, saggio pubblicato nella prima metà degli anni '60. Quindi non proprio roba di ieri o ieri l'altro, insomma. Comunque.

Detto veloce e alla bruttazza, proprio, Eco sottolineava il contraddittorio alla base delle storie di supereroi. Cioè: da un lato, c'è l'obiettivo di rievocare il potere del mito tradizionale, ricalcando la sequenza di eventi unici che caratterizzano la storia dell'eroe soprannaturale. Un modello narrativo, questo, che implica un'irreversibilità del tempo. In pratica, significa che dopo aver vissuto le sue avventure, l'eroe deve necessariamente invecchiare e morire, così da assurgere a mito.

D'altra parte, però, le storie di supereroi, in quanto testi prodotti a livello industriale, hanno come scopo ultimo la serialità continua. Ovvero, dar vita a una narrazione virtualmente infinita. L'ovvia è più diretta conseguenza è che in questo modo il supereroe non può, ma soprattutto, non deve morire. La sua figura deve rimanere immutata nel tempo così da poter continuare a sfruttarne il fascino ancora, ancora e ancora, allungando il brodo quanto più a lungo possibile. 

Ciò che viene a mancare in questa struttura "anomala", dunque, sono due cose fondamentali strettamente correlate fra loro. Innanzitutto, il concetto stesso di temporalità: i supereroi devono, necessariamente, eludere il passare del tempo. Perché - e questa è la seconda cosa - il tempo, se lasciato così com'è col suo scorrere inesorabile, implicherebbe la loro morte e quindi la fine delle loro avventure. Per estensione, fine dei dindini in cassa.

Tutto ciò ha portato di conseguenza i fumetti a sviluppare una tecnica narrativa insolita, supportata da diversi escamotage. Tipo, per dirne uno al volo giusto per, il fatto che un anno reale corrisponde a cinque anni nel mondo Marvel. Ora, a fronte di tutta 'sta simpatica pappardella, capito perché il vero, grande nemico dei supereroi è il dio della continuità? Un dio esigente e collerico che continua a chiedere ancora e ancora e ancora, all'infinito.

In Deadpool & Wolverine, appunto, abbandonato il pericoloso mondo dei mercenari, Wade ha una vita più o meno normale; anche se in fondo desidera tornare in azione e svolgere un ruolo di primo piano in qualcosa di "più grande"; e già questo... Nel senso, in Deadpool 2 Wade non stava accarezzando l'idea di unirsi agli X-Men dopo aver salvato il futuro da cui proviene Cable per poi mettersi a fare avanti e indietro nel tempo per sistemare cose? Comunque.

La grande occasione arriva quando, così, de botto, si presentano da lui quelli della TVA (Time Variance Authority) i gestori delle linee temporali con cui si trova alle prese Loki nella serie sua, con l'intenzione di tagliare via dall'esistenza l'universo di Wade. In altre parole, un modo molto carino, bisogna ammettere, di chiudere l'universo cinematografico della Fox ormai diventato una proprietà Disney.

Ecco, effettivamente il punto veramente interessante di Deadpool & Wolverine è proprio questo: un prodotto frutto di recenti macchinazioni dell'industria cinematografica che finisce inevitabilmente in un cul-de-sac, quasi intrigante, se vogliamo. Nel senso che da un lato, c'è il chiaro bisogno di lasciare il personaggio di Deadpool nei suoi canoni, tentando la strada della presa in giro verso la sua nuova parentela aziendale.

Dall'altro, però, c'è l'altrettanto chiaro bisogno di allineare e adattare il personaggio ai parametri del MCU. Praticamente estensione del marchio mascherata da satira dell'estensione del marchio. In altre parole ancora, il classico due piedi in una scarpa. Ora, naturalmente uno è perfettamente consapevole di quanto sia inutile mettersi a pontificare su di un film così stupidamente meta per essere stupido e meta apposta, eh; è lampante come cosa, insomma.

Tuttavia, ciò non cambia il grosso problema di fondo: nel momento in cui la trama smette di essere tale e raccontare una storia, limitandosi a semplice canovaccio per tenere in qualche mondo insieme le cose, allora automaticamente quello che stai guardando smette di essere un film. In sostanza questi della TVA vogliono cancellare l'universo di Wade, fondamentalmente a causa di un deterioramento della sua linea temporale causato dalla morte della sua "ancora universale", ok? Bene.

In realtà, come spiegato bene bene col cucchiaino nei primi dieci minuti, così da scongiurare il pericolo di trovarsi poi con qualche colpo di scena inaspettato, questa "famigerata ancora" è appunto Wolverine; naturalmente interpretato da Hugh Jackman. Benissimo. Solo che questo, nonostante Jackman, non è lo stesso Wolverine apparso in dieci precedenti film degli X-Men della Fox, no. Perché, come chiunque abbia visto almeno un paio di 'sti film sa perfettamente, Wolverine muore alla fine di Logan.

Allora che si fa? C'è bisogno di trovarne un altro. Come? Facendo su e giù per il multiverso dove tutto è possibile, ovviamente. Questa è la massima estensione della trama di Deadpool & Wolverine. Tutto il resto è un espediente che funziona esclusivamente come sistema di distribuzione di cameo e citazioni; che poi, per carità, i cameo qui funzionano molto, molto meglio che nei precedenti tentativi della Marvel di capitalizzare la nostalgia degli X-Men dell'era Fox come in Doctor Strange, per dire. Anzi.

Per buona parte riesce a trasformare questi espedienti, spesso noiosi, in momenti genuinamente divertenti. Ci sono addirittura alcuni punti in cui Deadpool & Wolverine rende omaggio in modo sentitamente affettuoso a certi personaggi pre-MCU, sì. Eppure, nonostante questo, nonostante tutte le battute sulla dirigenza e lo stato di decadentismo in cui versa il MCU, Deadpool & Wolverine non fa altro che cedere alle stesse debolezze che hanno trascinato giù i cinecomics negli ultimi anni.

Siamo onesti, hanno già fatto metà di queste meta-battute in She-Hulk: Attorney at Law due anni fa e non ha portato assolutamente a nulla. Anzi, è stato addirittura controproducente. Poi, se fino a qualche anno fa il Santo Graal di ogni sceneggiatura bloccata all'angolo era la "Fisica Quantistica", a tenere tutto insieme in modo appena sufficientemente plausibile, senza il bisogno di perdersi in dettagli come logica e coerenza narrativa, adesso abbiamo il "Multiverso"; proprio come in Doctor Strange nel Multiverso della Follia o Ant-Man: Quantumania.

Film crollati sotto il peso della loro stessa pleonastica mitologia, più interessati a essere l'ennesimo tassello di un mosaico frammentario i cui pezzi si trovano sparpagliati tra film e serie tv, anziché raccontare una storia; e dove l'unica cosa evidente in ogni minuto è la lotta per il predominio fra brand identity, fanservice e capitalizzazione. La cosa buffa è che una volta - e certo non stiamo parlando del pleistocene, eh - queste erano storie semplici.

Storie semplici, funzionali, con protagonisti simpatici e accattivanti e solo una manciata di easter egg per dare un senso di continuità al tutto. Adesso invece, Disney, ossessionata da questa interconnessione ultra-capillare e a furia d'insistere sulla progettazione del futuro con fasi previste addirittura a dieci anni di distanza, ha finito per farsi il giro tentando di evocare la nostalgia per il passato. Cosa che ha portato i suoi prodotti a non esistere più nel presente.

Cosa resa ancor più evidente dal fatto che Deadpool & Wolverine altro non è che una spudorata copia carbone del business model applicato da Sony con Spider-Man: No Way Home. Un po' come se alla Marvel, qualcuno (chissà chi, eh?) abbia guardato la produzione post-Endgame e si sia reso conto che Spider-Man: No Way Home è l'unico film ad aver incassato i giga-miliardi come se buferasse e perciò, Deadpool & Wolverine avrebbe dovuto semplicemente essere uguale in tutto e per tutto.

Tra l'altro, aperta e chiusa parentesi, la capitalizzazione coatta della nostalgia sfruttando vecchi attori richiamati dopo anni a interpretare vecchi ruoli nel tentativo di arruffianarsi un pubblico sempre più indifferente, non è stata una carta che pure Warner ha provato (catastroficamente) a giocarsi con Flash? Già... e com'è andata finire poi? Comunque.

Il punto è che per quanto No Way Home fosse un'enorme palla di fanservice, per quanto fossero evidenti la sua natura e gli obiettivi a cui mirava, comunque puntava attraverso due decenni dritto al cuore dei fan dell'Uomo Ragno; o almeno, si sforzava quel minimo di provarci, insomma. Al contrario, Deadpool & Wolverine sembra cinicamente progettato con l'unico obiettivo di fomentare quella frangia di pubblico heroeaholic, fanboy ammaestrati a esaltarsi e applaudire ogni cameo, ogni riferimento o citazione come se ne andasse della loro stessa vita.

Questo continuo vezzeggiare esclusivamente un pubblico di fanboy, si riflette anche attraverso un'assurda feticizzazione di presunti abbinamenti ai fumetti che si trasforma in totale abnegazione. Non è perché una cosa "nei fumetti è così", allora automaticamente è giusta, perfetta e funziona per magia fuori dal suo contesto. Capiamoci: c'erano davvero questioni in sospeso con Wolverine, solo perché Jackman - che ha incarnato perfettamente il personaggio nel corso degli anni - non ha mai indossato il costumino giallo?

Anche se, ammesso e non concesso, ci fossero, ora che finalmente l'ha indossato è cambiato veramente qualcosa? Oppure è semplicemente l'ennesima esca da comic-con ben congegnata e ben piazzata? Se non ci fosse stata questa spinta sul ritorno di Jackman col costume "come nei fumetti", in quanti sarebbero corsi al cinema a vedersi un trequel? A ogni modo, rimane comunque il fatto che niente di tutto questo ha un senso pratico. 

Ci sono momenti in cui Deadpool & Wolverine sembra comprendere l'inutilità delle proprie fissazioni, cercando di correggere il tiro; ma il risultato è confuso. Perché c'è questa incertezza continua di fondo che rende difficile capire se questo film sia una novità autonoma, l'ennesima sciocchezza multiversale, una correzione di rotta, un addio o cosa. 

Detta nel modo più semplice e diretto possibile: Deadpool &Wolverine è un No Way Home a cui hanno aggiunto ogni tropo pseudo-funzionale possibile e immaginabile visto finora nei cinecomics. Nel frattempo parla di reset del MCU e si fanno battute su quanto sia scemo e fallimentare il multiverso, subdolamente, ci si appoggia e naviga tranquillamente sopra; ed è difficile credere che Disney/Marvel possa continuare a tornare a 'sto pozzo ancora a lungo. 

Il dio della continuità però è un dio esigente che pretende sempre di più: Deadpool & Wolverine, in termini di puro intrattenimento, sicuramente è una spanna sopra la quasi totalità dei prodotti usciti in questi anni, questo assolutamente sì; ma una tale soppressata di fanservice buttata in faccia al pubblico a pochi cent la tonnellata, certo non è sufficiente per mandare avanti un franchise.

Tantomeno un franchise in chiara difficoltà, intrappolato fra il compiacere i fan, il marketing e il dio della continuità che pretende la capillarizzazione di titoli su titoli, anziché concentrarsi effettivamente su storie, sceneggiature e personaggi per cui valga la pena emozionarsi. 


Ebbene, detto questo anche per oggi è tutto.

Stay Tuned ma soprattutto Stay Retro.



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