Il silenzio dei prosciutti - Il silenzio della comicità



Il Silenzio dei Prosciutti, scritto, diretto, interpretato e addirittura prodotto da Ezio Greggio, essenzialmente è un film attraente quanto una carriera da indossatore di malattie veneree. In altre parole, un qualcosa che nessuno prenderebbe in considerazione, seriamente e manco l'idea, di fare. 

Probabilmente, metti, perché tutto pare 'na roba, molto italiana e molto alla cazzo de cane, venuta in mente a un bambino di dieci anni particolarmente poco sveglio, anziché una commedia scritta da un comico di professione. Eppure, Il Silenzio dei Prosciutti mette in risalto una cosa molto particolare: l’incredibile amore di Ezio Greggio per il cinema.

Chiaramente, la bussola di Greggio ha sempre puntato a Occidente: uno da sempre alla ricerca della sua America, più chimera che America, però; troppo lontana e troppo idealizzata che viveva prevalentemente nella sua testa. Considerando pure l'amicizia con Mel Brooks, non c'è da sorprendersi che Il Silenzio dei Prosciutti sia una parodia sui generis.

Capiamoci un attimo: in quel periodo, il filone commedia/parodia stava andando alla grande. Major LeaguePalle in canna, Hot Shots!Il giallo del bidone giallo... 'sti film venivano fuori a nastro, insomma. Addirittura, meno di un anno prima era uscito Fatal Instinct, una parodia di Fatal Attraction e Basic Instinct, molto simile a Il Silenzio dei Prosciutti.

Pure Fatal Instinct venne preso a fischi e pernacchie all'epoca. Però, meno del film di Greggio. Perché? Perché il grosso problema delle parodie sta nel fatto che a volte funzionano, a volte no; e sì, messa così, sai che sorpresa. In altre parole, il punto è che per quanto strano possa sembrare, la commedia è un genere abbastanza difficile, un gioco di equilibri molto delicati.

Basta sbagliare una battuta o i tempi e tutto viene giù più facile di un castello di carte. In questo senso, certo non si può dire che Ezio Greggio non c'abbia provato. Cerca disperatamente lo stile de L'aereo più pazzo del mondo, Balle Spaziali e Una pallottola spuntata, mentre punta allo psico-thriller, all'epoca recente, prendendo di mira - e vattelapesca perché - Psycho.

Quindi, il film comincia con Ezio Greggio mentre viene pugnalato nella doccia. Nel frattempo, una voce fuori campo, la sua, spiega e domanda: "… Perché sono stato pugnalato? Forse perché sapevo troppo? Forse sapevo abbastanza, oppure troppo poco? … O forse per la mia cuffia da doccia?". Dopodiché, stacco e la scena si sposta a Los Angeles.

Già qui, s’iniziano a capire un po’ di cose. Fondamentalmente, 'sta sequenza è una bella panoramica della nostra Venezia: Piazza San Marco, i canali, le gondole e via dicendo. In basso, invece la didascalia dice Los Angeles, California. Perché nella zona di Marina del Rey a Los Angeles c’è il quartiere di Venice. Capito? ... Venezia, in inglese Venice… Le risatone, proprio.

Ecco, c'è da dire però che 'sti fatti uno se li doveva aspettare già dal titolo, molto esplicativo, sul dove vuole andare a parare il film. Appunto, il titolo con cui è uscito in America è The Silence of the Hams, tradotto alla lettera, Il silenzio dei prosciutti. Un doppio senso basato su The Silence of the Lambs, cioè il silenzio degli agnelli, titolo originale de Il silenzio degli innocenti.

Il titolo originale, altro non è che un riferimento a un passaggio del film in cui Hannibal Lecter definisce "innocenti", gli agnellini che Clarisse Starling, il personaggio di Jodie Foster, sogna quasi ogni notte. L’adattamento italiano salta il riferimento per il senso generale del discorso di Hannibal.

Il Silenzio dei Prosciutti non fa altro che basarsi su doppi sensi. 

O meglio: l’intero film non è altro che una snervante, infinita - e spesso squallida - sequela di doppi sensi. Tuttavia, questo sempre quando non si perde, letteralmente, nel tentativo di fare satira basata praticamente su ogni evento degno di nota dei primi anni '90. Per esempio, sottolineando quanto siano violente le strade degli States con una parodia del pestaggio di Rodney King.

Oppure, citazione a Quel pomeriggio di un giorno da cani e alle classiche sparatorie del cinema poliziesco anni '70, quanto siano effettivamente pericolose a causa della libera circolazione delle armi. Comunque. ‘Sti due che si stanno pigliando a schiaffi, quello con l’impermeabile grigio e il tizio steso a terra, sono, rispettivamente, John Carpenter e Joe Dante

Per quale motivo abbiano accettato di fare un cameo ne Il Silenzio dei Prosciutti, vattelapesca. A ogni modo, com’è come non è, dopo quasi venti minuti finalmente quel miserabile, pallido abbozzo di ciò che dovrebbe, almeno, sembrare una trama va avanti e viene introdotto Billy Zane, nella parte del detective dell'FBI Jo Dee Fostar.

A 'sto punto le battute smettono di essere "attuali" e si limitano a essere semplicemente piatte e appiccicate con lo sputo a una serie di gag slapstick, per lo più copiate da Una pallottola spuntata. Tipo il supervisore di Jo coinvolto in una mezza dozzina d'incidenti in cinque minuti, uguale-uguale a Nordberg, il personaggio di O.J. Simpson, facilmente incline agli incidenti. 

A Jo è affidato il caso del serial killer che in un mese ha ucciso centoventi persone e sta terrorizzando la città. Quindi, decide che il punto migliore da cui partire è rivolgersi al dottor Animal Cannibal Pizza. Un Dom DeLuise che indubbiamente ci prova con tutto se stesso e che ha visto, altrettanto indubbiamente, giorni molto migliori.

Nel frattempo Jo Dee è impegnato sul caso, il segmento successivo del film abbandona Il silenzio degli innocenti per collegarsi a Psycho, con Jane (Charlene Tilton, per anni la "giovane" Lucy in Dallas) la fidanzata di Jo che decide, così, di botto, di fregarsi mezzo milione di dollari dallo studio per cui lavora e partire dandosi alla macchia.

Alla fine, Jane in fuga s’imbatte nel Cemetery Motel, gestito da Antonio Motel. In pratica Ezio Greggio che interpreta Ezio Greggio facendo smorfie, giochi di parole ovvi e battute abbastanza fiacche, tipiche nonché divertenti nel modo e nella misura di quanto potevano essere divertenti nei cinepanettoni dei primi anni '90. 

Alla fine della fiera, per quel che riguarda Il Silenzio dei Prosciutti, non c’è altro da dire: in linea di massima, tutto si riassume fondamentalmente a Psycho e Il Silenzio degli Innocenti. Introduzione e intreccio praticamente coesistono nei primi venti minuti di film, dopodiché s'avanza stancamente fra una gag e l’altra, trascinatissime per i capelli fino alla fine.


Realisticamente parlando, il Silenzio dei Prosciutti è un film sconcertante. Sconcertante perché in poco meno di novanta minuti, si può praticamente assistere al letterale inaridimento della comicità che freddura dopo freddura, secca, appassisce e muore. Il punto è che uno, sì, capisce pure il nonsense, la freddura, la comicità basata sull’iperbole. Sì, fino a un certo punto, però. 

La comicità è questione di equilibri e tempi, già è difficile così. Figuriamoci nel momento in cui fai una battuta, una gag che essenzialmente non funziona e non contento, la ripeti ancora e ancora; se non ha funzionato la prima volta, cosa ti fa credere che funzionerà alla ventesima? Ecco, questo è il grosso problema de Il silenzio dei prosciutti.

Invece di costruire una trama su cui poi sviluppare gli espedienti comici, Greggio – forse per inesperienza, forse per limiti suoi – ha sfruttato, fino ai limiti dell’inverosimile, il doppio senso. Pensando erroneamente che il pubblico potesse apprezzare un’ora e mezza di speculazione matta e disperatissima sul tema.


Tuttavia, Il silenzio dei prosciutti è un film terribile, sì, ma c’ha comunque una, come dire... sua dimensione particolare, insomma. In pratica, 'sto film è talmente pieno di citazioni e riferimenti che diventa addirittura difficile provare a beccarli tutti. Cosa che, sotto un certo punto di vista, lo rende molto interessante.

Inoltre, c’è da menzionare il cast: al di là di cameo di gente come John Carpenter, Joe Dante e Mel Brooks, ci sono attori di tutto rispetto. Come Dom DeLuise, Rip Taylor, Shelley Winters, John Astin (l’originale Gomez Addams). C’è persino Wilhelm von Homburg; per gli amici Vigo il Carpatico, Vigo lo Schifato e perché no, Vigo la Sporcacciona. 

Soprattutto, c’è Martin Balsam. Cioè, Balsam che nell’originale Psycho interpretava il detective Arbogast e qui, ne Il Silenzio dei Prosciutti riprende esattamente lo stesso ruolo. Trentaquattro anni dopo, reinterpreta il personaggio in una parodia comica. In effetti, quanti film possono vantare una cosa simile?


Alla fine della fiera ‘sta specie di esperimento di Greggio è un film riuscito? No. Assolutamente no. Soprattutto se contestualizzato nel periodo in cui è uscito, all'apogeo delle parodie demenziali. Però, gli va comunque riconosciuto il merito di averci provato, almeno. Non solo a uscire dagli schemi, ma di aver provato a tirar fuori un minimo di carattere.

Nel senso, aver tentato di fare un qualcosa, un prodotto che avesse un minimo di appeal internazionale, in grado di scavalcare le Alpi e uscire da un contesto tipicamente locale/provinciale. Alcune cose hanno funzionato e funzionano ancora, molte altre... divertenti quanto una malattia venerea. Intanto, oh, al netto dei suoi difetti comunque adesso è buono per giocare a “trova la citazione”.


Detto questo, anche per oggi è tutto.

Stay Tuned ma soprattutto Stay Retro


Commenti

Le due righe più lette della giornata