INTRUDER - Il TERRORE IN OFFERTA A 3x2



Intruder. Ok, sì, benissimo. Adesso però, a secco: immagina un film in cui ci sono, tutti insieme appassionatamente, Sam Raimi e suo fratello Ted. I loro amici di vecchia data Bruce Campbell, Scott Spiegel e Lawrence Bender. Poi, ancora, Howard Berger, Robert Kurtzman e Greg Nicotero. Alé. 

Questo è Intruder: non un sogno, ma una solida realtà da noi (s)conosciuto come Terrore senza volto - e vattelapesca perché riportato da Google pure come Notte di sangue - uno degli ultimi grandi slasher duri e puri degli anni ottanta. Anzi. Fai direttamente uno dei migliori slasher, in generale, degli anni ottanta. Ora, per non sapere chi siano Bruce Campbell, Ted e Sam Raimi, cioè, devi per forza aver vissuto sotto un sasso, insomma.

Per quanto riguarda gli altri, beh… Scott Spiegel è amico di Sam da circa 'na vita e mezza; a parte essere stati compagni di scuola, insieme hanno scritto soggetto e sceneggiatura di Evil Dead 2. Lawrence Bender, invece, nei primi anni ottanta faceva il cameraman e dopo Intruder (per cui ha scritto la sceneggiatura insieme a Spiegel e sganciato i dindini con Raimi) ha deciso di mettersi a fare il produttore a tempo pieno.

Tra l’altro, aperta e chiusa parentesi, Bender è stato il primo produttore di Quentin Tarantino, quello che in pratica ha tirato fuori la pecunia per Le Iene, nel 1992. Da allora, oltre quelli di Tarantino, i film prodotti da Bender hanno ricevuto trentasei nomination agli Oscar, vincendone otto. Per dire.

Sempre per dire, Berger, Kurtzman e Nicotero, partiti proprio da Intruder con cui hanno avuto la loro grande occasione, sono i fondatori della KNB Efx Group. All’epoca giovini di talento che stavano velocemente affermandosi nel settore, oggi una vera istituzione degli special Fx prostetici. Nel tempo, hanno curato una serie di progetti che vanno da Army of Darkness fino all’attuale The Walking Dead, passando per Nightmare, Dal tramonto all’alba e compagnia cantante.

Essenzialmente, se volevi di meglio, potevi chiamare solo Tom Savini o Stan Winston. Allora, se tanto mi dà tanto, com’è che ‘sto Intruder / Terrore senza volto non sta lì, in alto, nel pantheon dei grandi slasher? Ecco, per farla semplice senza lanciarsi in chissà quale approfondita disamina di questo e quello, semplicemente, 'sto film s'è trovato ad arrivare lungo sul periodo. Troppo lungo. Quando ormai lo slasher in sé era agli sgoccioli.

Quindi, in linea di massima, la storia alla base di Intruder è molto semplice: alla chiusura, i dipendenti di un piccolo supermercato di quartiere cominciano a fare l’inventario e sistemare la merce sugli scaffali per il giorno dopo. La solita routine serale, praticamente. Solo che a un certo punto, sul tardi, al negozio si presenta un certo Craig, l’ex fidanzato di Jennifer, una della cassiere; e i due finiscono per riempirsi di male parole.

Così, viene fuori che l’ultimo annetto e qualcosa Craig l’ha passato in prigione per omicidio colposo. Il fatto che Jennifer, poi, non l’abbia aspettato ma, anzi, appeso senza tanti complimenti appena finito in galera, proprio non se ne scende come cosa. Perciò cominciano a volare gli schiaffi e scoppia la rissa con i ragazzi del supermercato che alla fine, fra uno sputo qui e 'na pernacchia di là, riescono finalmente a buttarlo fuori. Tuttavia Craig non si arrende.

Comunque, dato che la rissa s'è tirata per le lunghe, ormai che stanno lì i due proprietari decidono di dare pure la bella notizia ai dipendenti: siccome non riescono a stare al passo coi giga-mega mall, hanno deciso di chiudere il supermercato e vendere baracca e burattini. In altre parole, tutti hanno perso il lavoro di punto in bianco. Alé. Nel frattempo, Craig è lì fuori acquattato nel buio, cercando il modo di entrare nel negozio tra una telefonata minatoria e l’altra. 

A 'sto punto, vista l'ora e pure la situazione, Linda, l’altra cassiera, decide di tornarsene a casa e... giusto il tempo di fare due passi nel parcheggio e viene pugnalata millemila volte. Bill, il co-proprietario del supermercato, nel frattempo si accorge che qualcuno sta cercando di entrare dalla porta sul retro. Uscito per indagare, arriva giusto a vedere Craig di sfuggita: mazzata letale in testa e per lui la storia finisce così. 

Chiaro che qualcuno, dunque, “un intruso”, per “qualche motivo” ha preso di mira i dipendenti. I quali si ritrovano bloccati, braccati e massacrati uno dopo l’altro senza capire perché. Ecco, adesso metti che un film horror ambientato in un supermercato, in effetti... No, sul serio?! Un supermercato? Te lo immagini qua in Italia: Omicidio all'Eurospin, tipo. No, a sentirla così, ovviamente, non sta né in cielo né in terra.  

Tuttavia, il fatto è che lo slasher è già di per sé un sottogenere; normalmente funzionale, ma non è che alla fine offra chissà quale incredibile rateo d’azione, eh. Nel senso, tutto è riducibile a due opzioni: puoi puntare sulla brutalità e giocartela con il gore, tipo Maniac o The Mutilator, oppure provare a buttarla sul ridere ibridandola con la commedia. Tipo Serial Mom o Tucker & Dale vs Evil, per dirne pure uno abbastanza recente. 

Naturalmente, le due cose non è che si escludano a vicenda, eh. Puoi anche avere un film divertente in cui la commedia nasce da sangue, mutilazioni e violenza a titolo generico. Però, diventa piuttosto difficile trovare un film in cui sono presenti elementi umoristici ricorrenti, abbastanza da farti fare un sorriso, ma non troppo da buttarla in farsa ed escludere l’elemento thriller. Questo è il grande pregio di Intruder: aver raggiunto un punto d’equilibrio.

Dove i due estremi dello spettro d’azione disponibile vengono bilanciati e si bilanciano a vicenda. Cosa questa che porta a un altro tipo di valore aggiunto: il setting del film viene sfruttato attivamente. In altre parole, la scelta di ambientare un horror in un supermercato parrebbe tremendamente scema. Una cosa stravagante buttata lì, giusto per cercare di distinguersi dalla massa di titoli similari, insomma.

Al contrario, con Intruder, Spiegel usa l’ambientazione a proprio vantaggio, in modo che lo sviluppo della trama non solo sia efficace nei termini propri dell'orrore, ma si presti pure a toccare certi temi che aiutano a trascendere l’argomento. Sostanzialmente, il messaggio è chiaro: il supermercato è un simbolo. Ciò che avviene all’interno - il gioco al massacro lento ma inesorabile - è sia giustapposizione che prefigurazione di ciò che accade “all’esterno”.

Cioè, il gioco al massacro delle piccole imprese costrette a una lenta dipartita a causa delle grandi catene in franchise. Il punto è che nonostante ci fossero molti film precedenti - tipo Reazione a catena di Mario Bava, tanto per dirne uno - che in sé accorpavano la maggior parte delle caratteristiche che sono poi andate a definirlo, generalmente l’archetipo del filone slasher è considerato Halloween di John Carpenter. Però Halloween usciva nel 1978, no? 

Metti che da lì, in circa quindici anni, anno più anno meno, di film del genere ne sono usciti come se buferasse. Proprio a tirarteli appresso pochi cent la tonnellata, insomma. Proprio come oggi, a pochi cent la tonnellata, ci tirano appresso i cinecomics. Uguale. In questo senso, basterebbe considerare il fatto che il titolo originale previsto per Intruder, in realtà era The Night Crew. Titolo che avrebbe meglio rispecchiato il contenuto, del resto. 

Sfortunatamente, i distributori all'epoca erano dell’idea che un titolo generico da slasher generico avrebbe potuto essere più commerciabile. In estremissima sintesi, questo è fondamentalmente il grosso problema di Intruder: in sé è un film molto divertente, efficace, incredibilmente solido nell’economia del genere e pure sorprendentemente acuto. Il sottotesto e le conseguenti critiche socioeconomiche sono abbastanza evidenti e tutto sommato, piacevolmente inaspettate.

Soprattutto, se poi considerate nell'ottica di una roba presentata in questo modo. Alla fine, Intruder è la summa maxima di più menti creative che s'incontravano in un momento particolarmente ispirato. Particolarmente ispirato, sì, ma non giusto. La moda ormai era passata e l'interesse per questa tipologia di titoli era praticamente prossima allo zero. Un vero peccato, ché sicuro avrebbe meritato (e merita) di essere molto più noto; ma che vuoi farci… 

Alla fine, Intruder s'è semplicemente perso, annegando nell’oceano di titoli che in quel periodo avevano saturato il mercato. Così è la vita, insomma.


Ebbene, con questo anche per oggi è tutto.

Stay Tuned, ma soprattutto Stay Retro.


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