MAD MAX SAGA - TUTTO QUELLO CHE AVRESTE VOLUTO SAPERE (PT. 2)


Dunque, proviamo a metterla così: "Per me... La corazzata Kotiomkin... è una cagata pazzesca!" (seguono 92 minuti di applausi). Ora, il "È una cagata pazzesca" di Fantozziana memoria è una frase che conosciamo tutti, no? Intanto, sappiamo veramente cosa significa? No, perché 'sta cosa si adatta benissimo a Mad Max: Beyond Thunderdome e addirittura ancora meglio a Mad Max: Fury Road.

Capiamoci un attimo: ne Il secondo tragico Fantozzi, il professor Guidobaldo Maria Riccardelli, cultore estremo del cinema d'essai, impone la partecipazione ai suoi cineforum obbligando letteralmente i dipendenti alla ripetuta visione di vecchi film d'autore che lui adora. Succede però che una sera, proprio quella in cui stavano mandando in diretta Inghilterra - Italia valevole per la qualificazione ai mondiali, gli impiegati sono costretti ad andare al cineforum del professore.

A quel punto, durante il consueto dibattito dopo l'ennesima proiezione (forzata) de La corazzata Kotiomkin, Fantozzi, esasperato, cavalcando l'onda del malcontento generale, finalmente decide di ribellarsi dando voce al popolo con l'ormai immortale "È una cagata pazzesca". Bene, sì; ma che c'entra questo con Mad Max in generale, ma soprattutto, cosa c'entra considerando il fatto che nello specifico, il mondo ha disperatamente bisogno di film come Mad Max: Fury Road? 

Mad Max: Oltre la sfera del tuono (Mad Max: Beyond Thunderdome - 1985)

Allora, andiamo con ordine, ok? Nel precedente episodio di 'sta piccola retrospettiva, si diceva come Mad Max 1 e 2 - da noi Interceptor e Il guerriero della strada, tanto per - il produttore e regista George Miller fosse stato in grado non solo di dare un nuovo orientamento al genere post-atomico, già sfruttato a mani bassissime, ma di dargli una nuova estetica poi ripresa più o meno da tutti in generale.

Soprattutto, cominciava a prendere forma il concetto - reso palese poi con Thunderdome - che il vero protagonista non fosse il personaggio da cui la saga prende il nome; bensì il mondo che gli sta attorno. Un mondo in continuo cambiamento di cui Max è solo un osservatore e testimone quasi casuale. Infatti, con Mad Max: Oltre la Sfera del Tuono, assistiamo a un ennesimo mutamento: il tentativo di spiegare cosa venga dopo, da dove e come possa ripartire la civiltà a fronte di un'apocalisse nucleare. 

Appunto, la storia di Mad Max 3 - Oltre la sfera del tuono è ambientata ben quindici anni dopo i fatti di Mad Max 2 - Il guerriero della strada. Perciò, Max è un elemento ancor più tangente di quanto fosse mai stato prima. Nel film lo si vede apparire dal nulla in quanto ormai lui è parte essenziale di quel nulla. La parte viva, ma inamovibile, di un macrocosmo che osserva super partes i cambiamenti della vita al suo interno. Così, Max finisce per trovarsi a Bartertown

Specie di Babilonia in mezzo al deserto, dove, in un modo o nell’altro, riesce a stringere un accordo con la regina di quell’agglomerato umano, Aunty Entity. Attenzione, però: Regina solo sulla carta, visto che in pratica a comandare è Master, un vecchio nano che dirige la centrale elettrica alimentata a metano prodotto dalle feci di maiale. La centrale è il cuore che manda avanti tutto e finché a proteggerlo ci sarà Blaster, un gigantesco guerriero mascherato ai suoi ordini, Master è di fatto il signore della città.

Quindi l’accordo che Entity propone a Max è molto semplice: ammazza Blaster, toglimi dai piedi Master e avrai tutto ciò che desideri. Facile, semplice e veloce. Eh... e quale modo migliore per fare tutto ciò se non nel Thunderdome? Un’arena in cui, molto democraticamente, qualunque cagnara viene risolta con un combattimento all’ultimo sangue all’insegna del motto “Due combattono, uno vive”.

Poi succede che Max, ovviamente, fa casini. Viene sbattuto fuori da Bartertown, incontra la tribù dei bambini che crede nell’avvento del Capitano che li porterà in salvo nella Città del domani-domani e così, il film finisce per accartocciarsi irrimediabilmente su se stesso e andare dritto per dritto all'aceto. Ora, il fatto è che Mad Max: Oltre la sfera del tuono non è che sia un brutto film. Anzi.

In realtà, la potenza di certe idee è palese. Per esempio, Bartertown è pazzesca: l’affollamento, l’attività incessante, il modo in cui Miller riempie lo schermo di dettagli la rendono molto più di un semplice set cinematografico. La rendono viva. Come il Rick’s Café Américain di Rick Blaine in Casablanca o la Hill Valley di Ritorno al futuro. Oppure, come diceva Roger Ebert, il Thunderdome è la prima idea cinematografica davvero originale su come organizzare un combattimento dai primi film di karate.

Al di là di tutta una serie d'influenze estetico-strutturali - tipo Zatoichi, Yojimbo e via dicendo - che non è poi che leghino benissimo insieme, il grosso del problema viene dal tentativo, maldestro e per lo più imposto, di ficcare in 'sto film veramente troppa, troppa roba. A partire dalla retorica spicciola sui bambini-speranza del domani, fino ai puerili tentativi di critica sociale ridotta al solito mucchietto di banalità. Tutte cose, non trascinate per lunghe, di più. 

Mettici poi una strana piega con toni da avvento messianico, la vera-finta violenza tipo episodio generico dell' A-Team, giusto ché il film era un bel PG-13, et voilà! Ciao, Max; è stato bello finché è durato.




Mad Max: Fury Road (2015)


Tra Mad Max: Oltre la sfera del tuono e Mad Max: Fury Road c'è un gap di ben trent'anni e nell'arco di questo tempo che separa i due film, chiunque, ma proprio chiunque era straconvinto che George Miller s'era definitivamente lasciato andare giù per i dolci pendii della demenza senile. Dopotutto, era il 1985 e sembrava già essersi piegato bene-bene a novanta alla logica cazzara dei buoni sentimenti e ai bambini felici e contenti.

La cosa sembrava più che palese, no? Addio, olocausto nucleare. Addio, sofferenze post-apocalittiche e relitti umani che si trascinano disperati in un mondo in rovina. Il mio posto ora è qui, coi pinguini rincoglioniti e i maialini curiosi che vogliono imparare a ballare e cercare fama giù in città. Invece… Vattelapesca mo cosa sia successo di preciso: forse un’overdose di viagra, magari un sovradosaggio di qualche farmaco a base di testosterone, vallo a sapere. 


Fatto sta che all’improvviso Miller, a settant’anni, ha preso e se n’è andato sei mesi nel deserto. Venendone poi fuori con il Cirque du Soleil pippato a cattiveria e macchine che vanno a rabbia e brutte maniere, al grido di fanculo i buoni sentimenti; e qui torniamo alla famosa cagata pazzesca di Fantozzi e cosa significa realmente. Quello di Fantozzi era il sacrosanto grido di ribellione non contro "La corazzata Kotiomkin", ma verso quel modo d'imporre, letteralmente, la cultura.

Il de gustibus non sputacchiandum e bla bla appresso, cioè l’insieme di fattori che vanno a comporre il nostro bagaglio culturale portandoci a sviluppare un senso critico con cui esprimerci e a dire mi piace/non mi piace, ovviamente è appannaggio di chiunque, indipendentemente da tutto. Un film - come qualsiasi altra cosa, del resto - può piacere oppure no. Tuttavia, questo non ha nulla a che vedere col prodotto in sé. 


Proprio come una cagata pazzesca non aveva nulla a che vedere con La corazzata Kotiomkin, simbolo della cultura obbligata e imposta come punizione anziché scoperta che genera, in questo modo, solo rifiuto. Ora, il problema sta nel grosso equivoco nato da quella frase di Villaggio. Equivoco che ha portato a identificare come "cagata pazzesca", qualunque cosa non appaia immediatamente riconoscibile o che provi a venir fuori da schemi facilmente distinguibili.

Così, automaticamente, diventa lecito dirne la qualunque e la qualsivoglia, anche senza sapere esattamente di cosa si stia parlando. Così, automaticamente, tutto diventa una cagata pazzesca. Per farla breve, chiaro che Mad Max: Fury Road possa non piacere, ci sta ed è giusto e sacrosanto respingere, prendere le distanze da ciò che per un motivo o per un altro non si confà ai nostri gusti. Però, questo è un conto; tentare di legittimare le nostre idiosincrasie facendole passare come difetti oggettivi è un altro paio di maniche.


Appunto, una di quelle che andava forte all'epoca, era quella in cui si diceva che Fury Road è una cagata pazzesca perché non ha una trama, ma è solo un lungo, ininterrotto, inseguimento. Già, come se questa fosse una cosa orribile, poi. Comunque. Tralasciando il fatto che probabilmente quelle di Fury Road siano le migliori sequenze d’inseguimento mai realizzate, George Miller è riuscito in una cosa piuttosto sorprendente: raccontare una storia, intera e stratificata, nel contesto di quell’inseguimento senza mai fermarsi.

Cioè, per dire, vedi quanto fa ridere uno come James Cameron che all'epoca, a proposito di Terminator Gensiys uscito quasi in contemporanea con Fury Road, diceva: "Mi sento di dire che la saga si è rinvigorita, come se fosse un Rinascimento. Vi sono piaciuti i film di Terminator? Allora amerete questo film!". Certo, come no… tutti quanti abbiamo adorato quel concentrato di pietà misto tenerezza meno emozionante di un'avventura delle Giovani Marmotte, guarda.


Al contrario, Miller, come detto nell'episodio precedente nella parte riguardo Mad Max 2, non ha mai perso di vista il punto: show, don’t tell. Mostra, non raccontare. In fin dei conti, un film è un modo di raccontare una storia tramite immagini, anziché parole; e fino al 2015 Mad Max 2, un film di pura azione, era la summa maxima di questo concetto. Ora sostituito da Fury Road, versione 2.0 migliorata e corretta de Il guerriero della strada.

No, perché su carta, Mad Max: Fury Road sarebbe un sequel, ma nella pratica, invece, la situazione è giusto un pochino più complessa ed è molto simile a quanto successo a Sam Raimi con Evil Dead 1 e 2. In pratica, la sceneggiatura era già bella che pronta nel 1997 e l'eventuale film che s'apprestavano a girare, s'intitolava fin dall'inizio Fury Road. Anche se la storia somigliava molto al film uscito poi nel 2015, era stato comunque progettato come sequel diretto di Mad Max: Beyond Thunderdome.


 Ovviamente, Mel Gibson sarebbe stato di nuovo il protagonista, mentre la trama seguiva "un vecchio guerriero" - cioè adattata all'età di Gibson per continuare le avventure di Max - sulla cinquantina, diventato quasi selvaggio e ormai quasi completamente pazzo a causa degli anni passati a vagare nelle wasteland in compagnia solo delle voci che aveva in testa. Poi, sai com'è... fra il dire e il fare sono successe tante, tante cose. 

Fury Road ottenne il via libera e sulla fine degli anni '90 le riprese erano pronte per iniziare, ma furono rapidamente interrotte dalla guerra in Iraq e dalla crisi del dollaro statunitense. Senza contare il tracollo pubblico di Mel Gibson che si bruciò di botto la reputazione. Così, Fury Road entrò nel Development Hell, ma ciò non toglie che Miller e soci, pure se un film era ormai un'ipotesi incerta, continuarono a lavorare ed espandere il progetto. 


Infatti, in quel periodo vennero presi in considerazione mezzi alternativi come fumetti e videogames - effettivamente poi prodotti - e addirittura si parlava di anime e manga con protagonista Furiosa, all'epoca già concettualizzata. A ogni modo, quella dello sviluppo di Fury Road è una parentesi troppo grande, perciò, fermiamoci qua. Tornando al punto, a patto di non avere vissuto gli ultimi trent’anni in una caverna con le dita nelle orecchie, a tutti dovrebbe essere ben chiaro il significato di post-apocalittico. 

In questo senso, Mad Max: Fury Road ne è pura essenza, in quanto può permettersi tranquillamente di appoggiarsi a tre decadi e più di cinema, letteratura e videogame. Basati, tra l'altro, anche sul modello creato dallo stesso Mad Max 2. Oltretutto, prima di questo ci sono stati ben tre film che approfondiscono la mitologia di Mad Max. Uno non c'ha bisogno di sentirsi ripetere in continuazione ovvietà, come se avesse un cuneo di metallo nella tempia e la bava alla bocca. 


Gli occhi ce li ho, lo vedo che 'sti disgraziati che s'ammazzano l’un l’altro per uno sputo sono masse tumorali ambulanti perché il mondo è diventato radioattivo. Non c'è bisogno di una spiegazione for dummies: Fury Road è il risultato di un’evoluzione narrativa protratta collettivamente per trent’anni. Non deve mettere in chiaro o specificare nulla, se non hai manco la più pallida idea di niente il problema è tuo che non sai, non del film che "non ha una trama".

Così come il non vedere le palesi, abbaglianti, gigantesche metafore che il film tira a secchiate e continuare a dire che in Mad Max: Fury Road non ci sia una storia è altrettanto un problema. Perché 'sta cosa significherebbe la vittoria di un cinema pigro che si adagia su spettatori ancora più pigri. Contenti di avere seguito una trama (che per inciso è l’insieme degli eventi contenuti in un racconto) guardando con un occhio lo schermo dello smartphone mentre ruminano i popcorn.

Se non fossimo talmente abituati a film che ci impiegano due ore per ripetere la stessa cosa, magari risulterebbe lampante. Ci siamo accontentati di cazzate per troppo tempo e Mad Max: Fury Road rappresenta l’antitesi di questa tendenza. Ha imposto un altro standard da raggiungere, una vetta da scalare per chiunque. Prima o poi qualcuno dovrà rispondere alla sfida imposta da Mad Max: Fury Road; e no, Furiosa: A Mad Max Saga ha mancato clamorosamente la chiamata. Di questo, però, ne parliamo nel prossimo episodio. 


Bene, detto questo anche per oggi è tutto.

Stay Tuned ma soprattutto Stay Retro.

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