Dal tramonto all’alba (From Dusk till Dawn) - I Vampiri secondo Tarantino

Dal tramonto all’alba (From Dusk till Dawn) molto probabilmente è la sintesi della cifra stilistica di Quentin Tarantino come autore. Questo perché spesso “prendere ispirazione da…” , non significa altro che copiare da chi è meglio di te.

In questo senso nessuno è meglio di Quentin Tarantino nel cercare ispirazione un po’ ovunque. Dopotutto ha sempre ammesso di essere un grande appassionato di certi generi. Come il giallo all’italiana, per esempio. Oppure lo spaghetti western. I vecchi Wuxia e Gongfu, tanto per dirne qualcun altro.

Tutta roba da cui attinge spunti e idee per i suoi lavori. Da questo deriva la peculiare caratteristica di Tarantino.

Dal tramonto all’alba con Clooney e Tarantino


Ovvero, prendere cose alla cazzomannaggia, che di primo acchito non hanno nulla da spartire tra loro, appiccicarle insieme e trasformarle. Nel bene o nel male, Quentin Tarantino è in grado di dare un senso, un’impronta distintiva immediatamente riconoscibile ai suoi lavori.

Ora, Dal tramonto all’alba: si diceva di tutta quella cosa del prendere ispirazione e bla bla bla, giusto? Ecco, prendi Vamp di Richard Wenk con Grace Jones (1986), per dire.
La storia girava su due amici che finiscono in uno strip club, in realtà copertura per un gruppo di vampiri.

Dal tramonto all’alba è di dieci anni dopo, del 1996. La storia qui gira su due fratelli, criminali in fuga, che finiscono in uno strip club, in realtà copertura per un gruppo di vampiri.
Messa così paiono due film diversissimi, eh?

In realtà, diversi lo sono. Anche se, a volte, diventa un tantino difficile distinguere quella sottile linea che separa la semplice copia da un prodotto ispirato. Del resto, in certi casi prendere un sacco d’ispirazione non è necessariamente un male.
La differenza sta tutta nel come giochi le tue carte.



Dal tramonto all’alba inizia in uno squallido convenience store, il Benny’s World of Liquor. Posto allegrissimo, ubicato giusto all’angolo tra il che-ne-so e il niente di niente. In pratica, il luogo ideale per avviare un’attività di successo.

La bettola è dove lo sceriffo Earl McGraw (Michael Parks) va quotidianamente a fare acquisti. Per la serie vieni per la qualità, rimani per il servizio: più che altro, la questione è intrattenersi in elucubrate discussioni con il proprietario Pete Bottoms (John Hawkes).

Discussioni che vertono tutte sullo stesso argomento: disprezzo per i diversamente abili, amabilmente chiamati mongoloidi, usare il bagno per svuotare la proboscide e l’alcol.
Nel frattempo, viene fuori che in quel momento da Benny c’è il pienone.



Nascosti in un angolo, ci sono Seth Gecko (George Clooney) e suo fratello minore Richard (Quentin Tarantino), che, tra l’altro, ha appena aiutato Seth a evadere di prigione. Visto che erano di strada, si sono fermati un attimo a fare una rapina in banca ammazzando quattro persone.

Quindi prendono la via per il Messico e si fermano solo per comprare una schifosa cartina stradale, visto che nel 1996 non c’erano ancora i navigatori.
Nessun problema, se non fosse che Richie è un pazzo bastardo, psicopatico, maniaco sessuale, stupratore seriale che soffre pure di allucinazioni.

Proprio perché Richard è una personcina tanto ammodo, entrato per prendere la cartina manda tutto all’aceto e l’arrivo dello sceriffo complica solo le cose.
In un primo momento Seth riesce a tenere tutto sotto controllo, ma Richie, lunatico e spostato, prende e gli spara in testa.

Piccola parentesi: oggi avere un universo cinematografico fa trendy, ma, in tempi non sospetti, Tarantino c’era già arrivato. Kill Bill, Grindhouse: Death Proof – Planet Terror e Dal Tramonto all’Alba fanno parte dello stesso universo, sono tutti legati in una sorta di continuum.



A connetterli è il personaggio dello sceriffo Earl McGraw, che appare in tutti i film. A volerli mettere in ordine cronologico, Dal tramonto all’alba, il primo di questi film dove lo sceriffo fa la sua prima apparizione, sarebbe l’ultimo, visto che qui viene ucciso da Richard Gecko.

La scena si sposta e facciamo la conoscenza dei Fuller. Nucleo familiare composto da Jacob (Harvey Keitel), ex pastore da poco vedovo; sua figlia maggiore, Kate (Juliette Lewis) e suo figlio minore, adottato, Scott (Ernest Liu).

In sostanza, i tre sono in viaggio solo perché a Jacob gli gira storta.

Si trova in piena crisi esistenziale dopo la morte della moglie, così ha deciso di fare ciò che tutti gli uomini in crisi di mezza età fanno: comprarsi un camper e vagare per il Paese.
Tutto bene, fin quando prende la pessima decisione di fermarsi a dormire in un motel.

Lo stesso motel in cui poco prima si erano fermati i fratelli Gecko. Quando dici che hai culo, proprio.
Insieme alla prefigurazione, la convergenza casuale di fatti e personaggi all’apparenza slegati fra loro è una tecnica che Tarantino usa spesso e volentieri. Vedi Pulp Fiction, per dire.



Quando Butch e Marsellus capitano nel negozio di pegni di Maynard e poi si trovano lì ad aspettare Zed no? Ah, aspetta: a proposito di Pulp Fiction, c’è un’altra cosa che lo lega, indirettamente, a Dal tramonto all’alba. Risale al 1990 o giù di lì.

Il famoso passo biblico (di fantasia) Ezechiele 25:17 non è una sua invenzione, ma è stato mutuato di peso da Karate Kiba, un film del 1976 con Sonny Chiba. Quando Tarantino iniziò a scrivere la sceneggiatura di Dal tramonto all’alba, Ezechiele 25:17 era una citazione pensata appositamente per il personaggio di Jacob Fuller.

Comunque, il piano di Seth, almeno nella sua testa, è abbastanza semplice: contattare Carlos, potente capo di un cartello messicano, che in cambio di una percentuale permetterà ai fratelli di nascondersi a El Rey. In sostanza, una specie di paradiso per latitanti.

Cautelativamente, Seth si è portato dietro pure un donna come ostaggio dalla rapina in banca, che spera di usare per passare la frontiera.
Il suo errore è stato lasciare la donna sola con suo fratello. Tant’è vero che Richie prima la stupra e poi la massacra a revolverate in faccia.



Urge nuovo piano al volo. Idea: il tipo con il camper che ha incrociato nel parcheggio. Con una scusa i fratelli Gecko fanno irruzione nella stanza dei Fuller, li prendono in ostaggio e costringono Jacob a portarli al di là del confine usando il camper come nascondiglio.

Superato il confine è tutto baci e abbracci. Seth, allegrissimo, fa il grande amicone con Jacob e, come ultimo favore, chiede a Jacob di accompagnare lui e il fratello al Titty Twister. Un posto sperduto in mezzo al deserto aperto Dal tramonto all’alba, luogo dell’appuntamento con Carlos.

Si capisce subito perché è stato scelto proprio il Titty Twister. Un posto così elegante, distinto. Di gran classe, insomma. Una specie di club per soli gentleman, se vogliamo. Infatti, c’è pure l’imbonitore che decanta il programma del posto.



"Allora, passere, passere, passere! Entrate qui da noi, amanti delle passere! Qui al Titty Twister trovate le belle passere a metà prezzo. Diteci come la volete e noi vi daremo le migliori passere del Messico a prezzi stracciati.

Potete trovare passere bianche, passere nere, spagnole, passere cinesi, passere bollenti, passere gelate, passere bagnate, passere profumate… eh eh eh, e poi passere pelose, passere insanguinate, passere affamate. E abbiamo passere di seta, passere di velluto, passerine di plastica.

Troverete passere dorate e passere argentate. Volete una bella passera? Entrate, amanti della passera, e se non la trovate qui vuol dire che non esiste. Venite qui, amanti della passera! Amanti della passera, approfittate della nostra offerta prendi due, paghi una e un penny.

Sì, se prendete una passera al prezzo normale avrete a disposizione un’altra bella passera dello stesso tipo e come più vi piace solo per un penny. Vi rendete conto? Una bella passera per un penny! Se trovate un’altra passera a meno… fottetevela!"



Offerte del genere non capitano tutti i giorni. Perciò all’interno del locale ti trovi con avventori come Aiden “Sex Machine” Tanner. Interpretato, giusto per quei due che non lo sapessero, dal leggendario mago degli effetti speciali Tom Savini.



Oppure, come questa bella biondina qui, a cui Sex Machine frega la birra. Che in realtà è Greg Nicotero, altra leggenda degli effetti speciali che, insieme a Savini, si è occupato degli effetti in Dal tramonto all’alba.
Dulcis in fundo, Frost: ex veterano del Vietnam interpretato da Fred Williamson.



Altra piccola parentesi: Williamson è uno che ha un curriculum sterminato alle spalle, tra film blaxploitation e sci-fi. Tra cui I Nuovi Barbari, 1990: I Guerrieri del Bronx di Enzo Castellari e I guerrieri dell’anno 2072 di Lucio Fulci.

Proprio per la sua esperienza, in Dal tramonto all’alba avrebbe dovuto interpretare lui Sex Machine e avere una parte più lunga, mentre Tom Savini avrebbe dovuto essere Frost. Poi, per una serie di errori, i ruoli vennero invertiti.

Tutto fila liscio fin quando si arriva al clou della serata. L’evento, il pezzo forte: lo show di Santanico Pandemonium (Salma Hayek). La prima donna del Titty Twister.
Non che abbia molta importanza nell’economia della situazione, ma… segue breve carrellata di immagini esplicative.






Ecco, mi pare pure normale che tutti stanno presi malissimo da lei che s’agita tutta sensuale. Peccato quando rivela la sua vera natura di “mostruoso vampiro del cazzo”.
Così come tutto il resto del personale e ballerine del locale, che danno il via a una di quelle mattanze number one.

Succo di tutta ‘sta pappardella: copiare o non copiare?, questo è il dilemma. Visto che questa è una delle lamentele che molto-più-assai-tanto spesso viene mossa nei confronti di Quentin Tarantino. Nel caso di Dal tramonto all’alba, la pietra di paragone è Vamp.

Un film uscito la bellezza di dieci anni prima, nonché quattro prima che Tarantino scrivesse la sceneggiatura che affidò poi all’amico Robert Rodriguez per la regia. Sicuramente il soggetto non è proprio il massimo dell’originalità e va be’, d’accordo.

Il punto è che Dal tramonto all’alba non suona mai come un rip-off, qualcosa di cucito insieme alla meno peggio. Al contrario, si tratta di, come dire… di una creatura unica. Equivalente del sogno bagnato di ogni adolescente.



Appunto perché si tratta di un film per adolescenti, scritto da un adolescente troppo cresciuto e con i soldi che gli escono dalle orecchie; in quanto tale, apogeo di tutto ciò che può desiderare questo tipo di pubblico.
Metti che, azzardando, Dal tramonto all’alba lo si potrebbe considerare alla stregua de Il nome della rosa.

Come il romanzo di Umberto Eco è un libro fatto di altri libri, così Dal tramonto all’alba è un film fatto di altri film.
Un enorme mashup di generi diversi legati insieme, in cui, da un lato, c’è una prima parte da Hostage Movie che via via sfocia nel Thriller Roadkill rozzo, grezzo, violento e sboccato.

Dall’altro, una seconda metà del film che, all’improvviso, abbandona i temi exploitation anni settanta e ti esplode con una trionfale, trashissima gorefest piena di culi, tette, mostri e sangue.
In altre parole, il delirio di un nerd che non fa altro che citare cose su cose a beneficio di altri nerd.

L’intero film è un continuo citare: a partire dall’autoreferenziale con i fratelli Gecko, specie di variazione fraterna sulla scia di Natural Born Killers.
Altro film sempre scritto da Tarantino, ma girato da Oliver Stone, con cui stava arrivando alle mani e perciò fece rimuovere il proprio nome dai credits.



Oppure le fasi d’asserragliamento in stile Notte dei Morti Viventi e Distretto 13 – Le brigate della morte, no? Quest’ultima poi, manco tanto velata come citazione, visto che Scott ha la t-shirt del film.
Non basta? Metti allora che nella prima bozza Satanico Pandemonium avrebbe dovuto chiamarsi Blonde Death.

Tuttavia, visto il setting, Tarantino decise d’ingaggiare un’attrice messicana e quindi, ecco che cicciò fuori Salma Hayek. Il cui personaggio venne rinominato Santanico Pandemonium come il titolo di un film horror messicano misconosciuto, da noi La novizia indemoniata.

Persino il titolo, Dal tramonto all’alba, è un omaggio ai vecchi drive in che nell’epoca dei midnight movies segnavano la lunghezza degli spettacoli, i quali, appunto, andavano dal tramonto all’alba.
Naturalmente questo non è un film perfetto.

Certo, quel finale spinto troppo velocemente, anche se c’è da ricordare che vennero tagliati oltre venti minuti, è un po’ così così. I comprimari, avrebbero meritato un po’ di spazio e caratterizzazione in più, sicuramente.
Alla fine, però, sai che c’è?

C’è che Dal tramonto all’alba è il perfetto esempio della somma che supera le sue parti. A fronte di quell’oretta e mezza in cui scorre veloce, non puoi non apprezzarlo. Soprattutto se parli la stessa lingua di Tarantino, se sei tanto sclerato da capire tutto quello che sta dicendo.

 
Ebbene, detto questo direi che è tutto.

Stay Tuned, ma soprattutto Stay Retro.

 

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